Spiaggia dei pinguini
Nome comune:
Pinguino africano, Pinguino del Capo – African PenguinNome scientifico:
Spheniscus demersus (Linnaeus, 1758)Classe:
AvesOrdine:
SphenisciformesFamiglia:
Spheniscidae
Caratteristiche distintive:
gli esemplari adulti sono alti in media 45 cm e pesano intorno ai 3 kg. Il piumaggio degli adulti risulta nero sul dorso e bianco con macchioline nere sul petto e sul ventre. Inoltre, è caratterizzato da una striscia rosa di pelle nuda sopra gli occhi, una fascia bianca a forma di ferro di cavallo intorno agli occhi e una fascia nera che attraversa il loro petto. I giovani invece hanno piume grigio-blu che si schiariscono con l’età: il passaggio dal piumaggio giovanile a quello da adulto richiede circa 3 anni.Alimentazione:
la specie si nutre principalmente di pesci pelagici, come acciughe, sardine, sugarelli e aringhe. Durante le fasi di caccia i pinguini africani possono raggiungere una velocità massima di quasi 20 km/h, mentre le distanze e le profondità da coprire alla ricerca di prede variano (possono compiere immersioni fino a 130 metri).Riproduzione:
i pinguini africani sono monogami. Il rituale di accoppiamento prevede una complessa serie di movimenti e danze da parte dei maschi. Le coppie che si formano tornano allo stesso sito di nidificazione ogni anno e tra settembre e febbraio depongono due uova, che vengono incubate da entrambi i genitori per circa 40 giorni. Una zona di pelle nuda alla base del ventre, chiamata “zona di cova”, li aiuta a fornire calore diretto alle uova. Una volta nati, i pulcini vengono alimentati da entrambi i genitori e restano all’interno del nido per circa 2-3 mesi.Distribuzione e Habitat:
unica specie presente sul continente africano, forma colonie in tutta l’Africa meridionale, lungo le coste a partire dalla Namibia e in Sudafrica.
Conservazione:
la popolazione mondiale viene descritta come in declino e la specie viene classificata dalla IUCN come specie in pericolo critico di estinzione (Critically Endangered species – CR). Le minacce principali riguardano il sovrasfruttamento delle risorse ittiche, l’inquinamento marino, soprattutto da sversamenti di petrolio, la distruzione degli habitat di nidificazione, i cambiamenti climatici, che alterano la distribuzione e l’abbondanza delle prede, e il disturbo antropico, anche con l’introduzione di animali domestici nelle zone di nidificazione.